Sempre novità molto interessanti in casa Fazi Editore! Per il mese di Giugno troverete una scrittrice che adoro, tanto amore, tanto thriller (preparatevi a spaventarvi con il libro re dell'horror) e un saggio molto interessante sul divino.
Potrei creare un post solo di impressioni ma preferisco presentarvi i libri e lasciarvi scegliere... ce n'è solo l'imbarazzo!
Buona lettura!
****Narrativa****
Elido Fazi
LA BELLEZZA DI ESISTERE
collana Le Strade/ pp. 250 ca./ euro 15
Dopo L’amore della luna e Bright Star, Fazi torna alla prosa con questo
scritto intenso e sincero in cui l’autenticità del racconto si fonde con una
riflessione profonda sulla vita, sulla morte, sull’amore.
Un uomo, alla soglia dei quarant’anni, si affaccia sulla
terrazza di quella casa che è stata, ed è, della sua famiglia e si
interroga sul futuro e sul presente. Siamo in un piccolo paese
delle Marche nascosto in una valle all’ombra dei monti
Sibillini. Il paesaggio è quello dell’infanzia: il canto degli
uccelli, le montagne, gli alberi piantati da quel padre
innamorato di quei luoghi e che conosce l’inglese per essere
stato prigioniero degli americani durante la guerra. È l’umile e
fiera Italia. La natura, però, non è soltanto un’immagine di
quiete, ma la scintilla da cui nasce il racconto che si svolge tra
la fine degli anni Ottanta e l’inizio dei Novanta. Dalle proprie
origini, pur spostandoci non ci si allontana mai veramente.
Fazi, mescolando prosa e poesia con aderenza alla materia
trattata nel naturale scorrere degli eventi, sembra raccontare
con uno sguardo antico. E la poesia è, a ben vedere, ciò da cui
il protagonista non si è mai staccato, ciò che lo radica alle sue
origini, che dà un senso alla vita, alle gioie e ai dolori, agli umori e alle contraddizioni del
suo carattere vitalissimo e malinconico. La poesia è quanto di «fanciullo» è rimasto vivo
nella sua anima: «ama il fanciullo / che io ero nel tuo cuore, / rendimelo infine questo tuo
cuore, / a me che tanto ti ho amato per tutta / la vita». La Bellezza, a cui si vorrebbe
dedicare una vita intera, non è altro che questo donare a noi stessi il nostro stesso cuore.
Immaginare, insomma, l’esistenza come un dono, la Grazia di un Dio che è, anche se non
sappiamo cosa sia. Questa è la scommessa più alta di ogni essere umano; questa è la
scommessa del protagonista de La Bellezza di esistere.
Elido Fazi, dopo L’amore della luna (2005) e Bright Star (2010), sulla vita di John Keats (e
alcuni saggi a sfondo economico-politico), torna al romanzo con questo libro ugualmente
frammisto di prosa e versi.
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Amy Bloom
FORTUNATE NOI
Traduzione di Giacomo Cuva/collana Le Strade/ pp. 300 ca./euro 18
«Un libro davvero notevole. Non si trovano spesso romanzi di questa portata, colmi di
personaggi tracciati con precisione chirurgica, un misto di commedia e tragedia che sconfina
nel miracoloso, e frasi che dovrebbero stare in un museo delle frasi. Amy Bloom è
sicuramente una delle scrittrici più importanti del momento, e sono certo che diventerà
sempre più famosa. Scrive in modo meraviglioso e ha una visione sorprendente dell’amore,
del dolore, della gioia, di ogni atto ed emozione umani significativi». Michael Cunningham
America, anni Quaranta. Due sorellastre, Eva, schiva dodicenne
abbandonata dalla madre, e Iris, ragazza fascinosa, cinica e aspirante attrice,
si ritrovano inaspettatamente a convivere sotto lo stesso tetto: quello del
padre Edgar, ex insegnante di letteratura inglese e vedovo da poco. Dopo
l’inizio complicato, tra le due s’instaura un profondo affetto e insieme
decidono di partire alla volta di Hollywood, dove Iris spera di lavorare nel
mondo dello spettacolo. La ragazza piace e il lavoro non manca, ma tutto
precipita quando, a una festa per sole donne, ad accorgersi di lei sarà la
bellissima Rose Sawyer, attrice sulla cresta dell’onda, che diventa la sua
amante: i paparazzi però sono dietro l’angolo, e in un paese dove aleggia
ancora lo spettro del proibizionismo, è importante che la relazione non
venga allo scoperto. Così Iris ed Eva si vedono costrette a fuggire a New
York, dove devono inventarsi una nuova vita. Ma anche qui le insidie sono
dietro l’angolo. In un’esistenza governata dal caso, tra riavvicinamenti col padre squattrinato, incendi,
incarcerazioni, cartomanzia e rapimenti di bambini, le due ragazze cercheranno la loro strada senza
perdere mai il sorriso. Sullo sfondo, i discorsi di Roosevelt, la seconda guerra mondiale e il jazz. Con
una narrazione vibrante dal sapore picaresco, dove nessun risvolto è mai il più semplice e nessun
personaggio è davvero ciò che sembra, Amy Bloom ci mostra come l’affetto tra sorelle sia salvifico
anche quando la sfortuna è devastante e come l’estro sia la carta fondamentale per sopravvivere in un
mondo come questo, imperfetto ma bello.
«Un libro pieno di sorprese: si apre con un attacco fenomenale e si conclude con un’immagine
squisitamente risolutrice. Non saprete in che direzione vi sta portando fino a quando,
improvvisamente, non vi ci troverete. Un libro vibrante, che racconta di persone di ogni genere che
vivono vite di ogni genere». The New York Times
«Se l’America ha un Victor Hugo, è Amy Bloom. Sono pochi, oggi, gli scrittori americani in grado di
tenere il filo di una storia come questa in modo tanto riuscito.» The Washington Post
Nata nel 1953, è autrice di tre romanzi, un libro per bambini e una raccolta di saggi.
Scrittrice bestseller, è anche molto apprezzata dalla critica: è stata finalista al National Book Award e i
suoi racconti sono apparsi su «The New Yorker», «The New York Times Magazine», «The Atlantic
Monthly». Vive in Connecticut e insegna scrittura creativa alla Wesleyan University.
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Gajto Gazdanov
RITROVARSI A PARIGI
Traduzione di Manuela Maddamma/collana Le Strade/ pp. 200 ca./ euro 15
Il romanzo inedito di un grande autore russo, pubblicato con successo in tutta
Europa. Considerato il migliore scrittore russo dell’emigrazione europea, viene
paragonato, per forza e stile, a Proust, Kafka, Camus, Nabokov.
Dopo la morte della madre, Pierre Fauré lascia Parigi
per trascorrere il mese d’agosto in Provenza da un vecchio
amico. L’incontro con la foresta, i suoi sentieri, la sua luce, la
sua immutabilità e il suo silenzio fa intuire a Pierre – un
uomo semplice, contabile di una piccola impresa – l’esistenza
di un regno insospettato dove il tempo, lo spazio e le
sensazioni regnano sovrane. L’apparizione di Marie, emersa
come un sogno sulla soglia della porta della stanza che lo
ospita, finisce per convincerlo che davvero la sua vita è
altrove, forse destinata a un’impresa più grande. Pierre se ne
innamora e decide di portarla con sé a Parigi. Per mesi si
ostina a far uscire la giovane donna dal limbo nel quale è
affondata, il limbo dell’inconsapevolezza e dell’oblio. Solo
un miracolo potrebbe salvarla. E il miracolo avviene: il
rifiuto della disperazione e la fede nella vita di Pierre Fauré
hanno avuto successo laddove la scienza si era dichiarata
impotente. Marie ritrova la sua umanità, la sua memoria, il
suo passato.
Hanno detto dell’autore:
«Astro letterario dell’emigrazione». Il Manifesto
«Un autore da riscoprire». La Stampa
«Tra i nuovi classici della letteratura». Panorama
Gajto Gazdanov (1903 - 1971) Di estrazione osseta, nasce a San Pietroburgo ma cresce in
Siberia e Ucraina. Nel 1920 abbandona la Russia dopo aver combattuto nelle file
dell’Armata Bianca di Vrangel’ e si stabilisce a Parigi, dove per mantenersi lavora negli
stabilimenti della Renault e poi come conducente di taxi. Muore nel 1971 a Monaco di
Baviera. Fra i suoi romanzi più importanti, tradotti anche in inglese, francese e tedesco,
figurano Una serata da Claire (1930), Strade di notte (1940), Il fantasma di Alexander Wolf
(1948) e Il ritorno del Budda (1950).
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Georges Rodenbach
BRUGES LA MORTA
Traduzione di Catherine McGilvray / collana Le Strade/ pp. 120 ca./euro 15
«Rodenbach è uno degli artisti più assoluti e più preziosi che abbiamo».
Stéphane Mallarmé
Uscito nel 1892, il libro fu al momento della pubblicazione uno dei più grandi
best-seller del tempo. Dimenticato per gran parte del Novecento, poiché
considerato disimpegnato politicamente, il libro venne riscoperto alla fine del
secolo scorso e considerato unanimemente dalla critica come “un grande incanto”.
Incapace di superare il lutto per la morte della
giovane e bellissima moglie Ofelia, Hugues Viane si
trasferisce, insieme ai cimeli della defunta, a Bruges, dove
vive nel ricordo e nella nostalgia della donna perduta. Esce
di casa soltanto quando si
fa buio e passeggia tra le stradine malinconiche della città,
che alimentano ulteriormente la sua tenace, invincibile
tristezza. Una sera, per caso, incontra una donna, Jane Scott,
che sembra la copia esatta della moglie. Con il passare del
tempo, però, si rivela molto diversa da lei: capricciosa,
irrequieta, futile, amante del lusso e della ricchezza, Jane ha
assai poco da spartire con l’anima, la grazia, la dolcezza di
Ofelia. E l’insana relazione fra i due, nutrita soltanto di false
illusioni, prenderà presto una piega del tutto inaspettata.
A oltre un secolo di distanza, questa storia tragica e
avvincente mantiene intatta la sua fortissima capacità di
suggestione, rivelandosi una lettura indimenticabile. Un libro
che sembra sostare a un crocevia, condensando l’immaginazione di un’intera epoca e nello
stesso tempo lanciando verso il futuro la sua provocazione fantastica.
Il lettore di oggi, nutrito di cinema, potrà riconoscere in Bruges la morta, come sulla lastra
di un vecchio dagherrotipo, la stessa atmosfera allucinata di un grande capolavoro di
Hitchcock, La donna che visse due volte, che fu ispirato proprio da questo romanzo.
Nato a Tournai in Belgio nel 1855, è considerato uno dei più grandi
poeti e scrittori belgi di sempre. Visse gli anni della sua piena maturità a Parigi, dove morì
nel 1898.
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Walter Friedrich Otto
IL VOLTO DEGLI DÈI
Traduzione di Alessandro Stavru/ collana Campo dei Fiori/ pp. 100 ca./euro 15
Venti tesi sull’essenza del mito, sulla civiltà degli antichi e sulla lontananza del divino.
In pagine serrate e profetiche, Otto, uno dei maggiori pensatori tedeschi e storico delle
religioni, ripercorre lo sviluppo spirituale dell’Occidente sul filo di parole fondamentali
quali Legge, Archetipo e Mito.
Per Otto il prototipo o archetipo dell’essere umano non è
la natura intesa come insieme di leggi fisico-psichiche, ma lo
Spirito, un mondo che anche se oltrepassa la sfera naturale non la
abbandona però mai del tutto, anzi la vivifica e le conferisce una
nuova dimensione. Otto indica nella lingua (la lingua come
rivelazione spirituale, esclusivamente umana) la chiave per
comprendere da una parte l’origine e l’essenza del mito e
dell’esserci a questo mondo e dall’altra le modalità effettive del
suo apprendimento da parte del bambino.
Per capire bene quale sia il suo pensiero e il suo modo di esporlo,
riportiamo un brano sul sorriso e sul riso come rivelazione dello
spirito:
«La prima espressione che nel neonato rivela lo spirito è il sorriso,
o il riso. Presso i popoli antichi questo strano fenomeno era il segno
prezioso di una natura umana inviolata o ripristinata. Secondo
un’antica credenza, il bambino stregato rimane tetro e muto finché
non si riesce a farlo ridere; a quel punto nella culla dorme tutt’a un
tratto un vero essere umano».
Per Otto la lingua umana quando si manifesta nella poesia dei grandi poeti è per eccellenza la
lingua dell’incontro tra l’umano e il divino. E il comportamento eticamente giusto non può tanto
essere identificato con quello “volenterosamente buono”, quanto con quello “consapevolmente
cosciente”, una consapevolezza spirituale mai meramente intellettuale. Per Otto il mito è una
“forma dello spirito”, una conoscenza del divino che non è fede, che rinvia comunque ad
un’assenza, ma visione, ascolto e presenza diretta del Dio.
Walter Friedrich Otto (1874-1958) Insigne filologo e storico delle religioni è stato uno dei più
originali pensatori tedeschi del secolo scorso. Fu amico di Martin Heidegger (insieme hanno
curato l’edizione critica dell’opera di Friedrich Nietzsche) con cui condivise la passione per il
grande poeta tedesco Friedrich Holderlin e maestro del grande studioso delle religioni Károly
Kerényi.
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Ian Manook
SANGUE NELLA STEPPA
La prima indagine del detective Yeruldelgger
Trad. di Maurizio Ferrara/ collana Darkside/ pp. 500 ca./euro 16.50
Un personaggio indimenticabile, un’ambientazione unica, un intrigo appassionante per
il primo capitolo della trilogia che sta conquistando l’Europa, con 150.000 copie vendute
solo in Francia. In questo thriller mozzafiato Ian Manook ci accompagna, colpo di scena
dopo colpo di scena, dai deserti spazzati dal vento dell'Asia Centrale fino all'inferno dei
bassifondi di Ulan-Bator.
Dopo la Svezia di Mankell, l’Islanda di Indridason, la Scozia di Rankin, d’ora in poi ci
sarà la Mongolia di Ian Manook.
Il detective Yeruldelgger viene chiamato nel cuore della
steppa per un sopralluogo nel punto in cui sono stati rinvenuti i
resti ormai decomposti di una bambina. La piccola è stata
sotterrata, vestita di tutto punto, insieme al suo triciclo. E nella
mente di Yeruldelgger torna a galla lo spettro della morte della
sua bambina, rapita e uccisa in circostanze misteriose cinque anni
prima. L’episodio gli ha rovinato la vita e lui si è trasformato in
un essere cupo e distruttivo. Nel corso dell’indagine sul caso,
Yeruldelgger si troverà di fronte poliziotti corrotti, ricchi
stranieri senza scrupoli, politici intoccabili e delinquenti
filonazisti, per contrastare i quali dovrà attingere alle più
moderne tecniche investigative e, insieme, alla saggezza dei
monaci guerrieri discendenti di Gengis Khan. Il tutto sullo
sfondo della sconfinata Ulan Bator – coacervo di contraddizioni,
in bilico fra un’antichissima cultura tradizionale e l’influsso della
modernità – e le vaste steppe abitate dai nomadi e messe a rischio
dagli interessi economici e politici di oligarchi cinesi, coreani e
mongoli.
«Questo thriller brilla per l’incredibile esotismo, per l’intensità e il mistero di un intrigo da cui è difficile
staccarsi». Le Figaro magazine
«Un primo romanzo perfetto, palpitante e unico. Come un viaggio alla fine del mondo». Point de vue
«Un romanzo molto esotico. Una nuova regione compare sulla carta del crimine». Le temps
Ian Manook Giornalista, editore e romanziere, ha esordito con Sangue nella steppa, pubblicato
nel 2013 da Albin Michel e primo di una serie di romanzi con lo stesso protagonista il cui
secondo capitolo, Les Temps Sauvages, è stato pubblicato sempre da Albin Michel a febbraio del
2015. Vive a Parigi.
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Shane Stevens
IO TI TROVERÒ
Trad. di Giuliano Bottali e Simonetta Levantini / collana Darkside/ pp. 800 ca./euro 14
Ritorna in una nuova edizione, arricchita con la corrispondenza personale
dell’autore con l’amico John Williams, il libro di culto per autori come Stephen
King, James Ellroy, Thomas Harris. Il capolavoro dell’inventore del serial killer.
La gemma da cui hanno preso linfa i più grandi autori di thriller di tutti i tempi.
A dieci anni Thomas Bishop viene internato in una
clinica psichiatrica poiché ha barbaramente ucciso la madre,
che lo tiranneggiava da sempre. Quindici anni dopo, ormai
uomo, evade dall’istituto e dà inizio a una fuga sanguinaria,
e sul suo cammino sono ancora le donne a cadere. Un
omicidio, poi due, poi saranno decine; Bishop tortura e
uccide spostandosi da Las Vegas a Chicago e a New York.
Un personaggio infero ma straordinariamente umano, del
quale Shane Stevens è cronista implacabile e, a suo modo,
sodale, raccontandone nel dettaglio l’infanzia e gli anni di
reclusione, le piccole ingenuità quotidiane e la ferocia
omicida. Ne emerge un indimenticabile ritratto della follia,
di quel concatenarsi di storie, incontri o mancati incontri
che conducono un uomo a cedere alla violenza, all’orrore,
alla distruzione dell’altro e di sé. E accanto a questa ombra
inafferrabile che ferisce a morte le grandi metropoli del
continente, scorre l’America degli anni Settanta, restituita
attraverso una galleria di personaggi che gravitano intorno
all’universo del crimine: poliziotti, medici, giudici, politici e giornalisti, un’intera società
che si stringe intorno al primo serial killer della storia contemporanea.
«Uno dei più acuti romanzi mai scritti sul lato oscuro dell’American Dream. Lo
raccomando senza riserve!». Stephen King
«Un libro immenso». James Ellroy
Shane Stevens è nato a New York nel 1941. Tra il 1966 e il 1981 ha scritto cinque
romanzi: Go Down Dead (1966), Way Uptown in Another World (1971), Dead City
(1973), Rat Pack (1974) e The Anvil Chorus (1985). Pochi anni fa, grazie a un editore
francese, ne sono stati rintracciati gli eredi. Ritiratosi dalla vita pubblica e dalla scrittura
all’inizio degli anni Ottanta, Shane Stevens fece perdere ogni notizia di sé fino alla sua
morte, avvenuta nel 2007.
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William Peter Blatty
L’ESORCISTA
Prefazione di Edoardo Nesi / Trad. di Cristiano Peddis
collana Darkside / pp. 400 ca./euro 14
Un grande classico della letteratura horror, un successo da sei milioni di
copie, da cui è stato tratto il film horror per antonomasia.
Che cosa succede alla piccola Regan, trasformatasi in
un mostro blasfemo che urla oscenità e frasi sconnesse? Sua
madre, la famosa diva del cinema Chris MacNeil, non riesce
a capirlo. Né ci riescono i medici e gli psichiatri, né la polizia.
Forse solo un esorcista può dare una risposta. Ma la Chiesa
impone cautela, esige prove, chiede tempo. Intanto la casa
risuona di colpi, i mobili si spostano da soli, un uomo muore
con il collo spezzato, il fragile corpo di Regan sembra cedere
alla tempesta che lo sconquassa. E lo scontro tra l’uomo di
Dio e gli spiriti del Male sembra ormai inevitabile. Scritto a
partire dallo studio di un caso di possessione diabolica e
pubblicato nel 1971, fu accolto con un certo scandalo dalla
critica ma ebbe da subito un impressionante successo di
vendite. Considerato da critici e lettori come uno dei migliori
romanzi horror mai scritti, L’esorcista ha venduto circa sei
milioni di copie ed è stato tradotto in diciotto lingue.
«La verità è che non sto semplicemente leggendo un libro. È un’esperienza del tutto
diversa, percorrere le pagine dell’Esorcista. Vuol dire trovarsi a tu per tu con il Male».
Edoardo Nesi
«L’esorcista è superiore ai libri del suo genere quanto un’equazione di Einstein lo è
paragonata alle colonne di numeri di un contabile». The New York Times Book Review
William
Peter Blatty È nato a New York nel 1928. Abbandonato all’età di sei anni dal
padre, cresce con la madre cambiando casa ventotto volte. Si laurea in Letteratura inglese
e a metà degli anni Cinquanta vince 10.000 dollari nel quiz show You Bet Your Life, cifra
che gli consentirà di dedicarsi all’attività di scrittore. Del 1971 è l’ormai classico
L’esorcista, da cui viene tratto il celebre film. Seguono diversi altri romanzi, tra cui Legion,
Demons Five, Exorcists Nothing: A Fable e Il traghettatore, pubblicato da Fazi Editore nel
2012.