Sono rimasta abbastanza stupita nello scoprire che, nelle passate stagioni di L'ultima dimora, non mi ero mai occupata di quello che è probabilmente il letterato più importante d'Italia, il primo nome che viene in mente quando si parla di Italia e Letteratura, Il Sommo Poeta per eccellenza: Dante Alighieri.

E oggi, il giorno dell'anniversario della sua morte, ripercorriamo i suoi ultimi anni e scopriamo dove è possibile recarsi per rendere omaggio alla sua tomba.

Nel 1313 il poeta si trova nel Casentino, una delle quattro principale vallate presso Arezzo, e accarezza il sogno di poter rientrare a Firenze per intercessione dell'imperatore Arrigo VII. La morte di quest'ultimo però vide crollare ogni speranza, e Dante accettò l'invito di Cangrande della Scala a risiedere presso la corte di Verona. Qui rimase fino al 1318 e la sua riconoscenza per il signore viene espressa nella cantica XVII del Paradiso, composta proprio a Verona.

Nel 1318 arriva a Ravenna, presso la corte di Guido Novello da Polenta. Gli ultimi anni furono anni tranquilli, passati tra un circolo letterario creato con i figli e varie ambascerie svolte per il signore. Di ritorno da una di queste a Venezia, passando per le valli di Comacchio, Dante contrasse la malaria che lo portò alla morte, all'età di 56 anni, tra il 13 e il 14 settembre 1321.

I funerali si svolsero in pompa magna nella basilica di Ravenna.

Inizialmente la sua tomba venne posta nella stessa basilica, e successivamente ne venne approntata una più importante quando Ravenna passò sotto il controllo della Repubblica di Venezia. Questa però venne trascurata e cadde in rovina, finché nel 1780 venne eretto il tempietto neoclassico dove si trova tutt'ora.


Diversi furono i tentativi, politici e non, di riportare a Firenze il corpo di Dante, ma i ravennati vi si opposero, non ritenendo i fiorentini degni di possedere il corpo di qualcuno che in vita avevano condannato all'esilio.
Nel sepolcro di Dante, sotto l'altare, si trova l'epigrafe in latino dettata da Bernardo da Canaccio:

«Iura Monarchiae, Superos Flegetonta, lacusque Lustrando cecini, voluerunt fata quousque. Sed quia pars cessit melioribus hospita castris Auctoremque suum petiit feliciter astris, Hic clauditur Dantes, patriis exterris ab oris, Quem genuit parvi Florentia mater amoris.»

"I diritti della monarchia, i cieli e le acque di Flegetonte (gli inferi) visitando cantai finché vollero i miei destini mortali. Poiché però la mia anima andò ospite in luoghi migliori, ed ancor più beata raggiunse tra le stelle il suo Creatore, qui sto racchiuso, (io) Dante, esule dalla patria terrena, cui generò Firenze, madre di poco amore"


L'ultima dimora di... Dante Alighieri

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venerdì 14 settembre 2018

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