Lei non si chiama Miriam. Perchè si chiama Malika. Perchè è stata una rom, una sorella, una cugina. Prima di quel treno maledetto verso il campo di concentramento di Ravensbruck.
E così Malika, ormai Miriam, si deve reinventare. Deve inventarsi. E soprattutto, deve imparare a sopravvivere.
Un libro che è venuto dopo un periodo in cui ho abbandonato una serie di libri, nessuno di loro abbastanza interessante da venir continuato fino alla fine. Questo no, questo era troppo importante. Una storia importante su un tema delicatissimo e che temo mai sarà solo nei libri di storia. Sopravvivenza in un mondo in cui essere di una certa "razza", di una certa religione, di una certa nazionalità, è ancora un dato con cui fare i conti. Per non parlare dei rigurgiti (sì, proprio quelli che portano al vomito) di fascismo e nazismo a cui stiamo assistendo. Historia magistra vitae. Ma qualcuno quel libro di storia si ostina a tenerlo chiuso.
Le pagine nel campo di concentramento sono probabilmente le più dure che leggo da un bel po' di tempo. Impossibile nascondere l'orrore. Impossibile non provare pietà verso queste donne che un passo dopo l'altro, piano piano e con grande difficoltà, cercano di sopravvivere e tornare a vivere.
Un libro che ho amato molto. Un libro importante.

Majgull Axelsson
Io non mi chiamo Miriam
Iperborea
Euro 19.50

****************************************************************************
Her name is not Miriam. Because she's Malika. Because she was a Rom, a sister, a cousin. Before that cursed train to the Ravensbruck concentration camp.
And so Malika, now Miriam, must reinvent herself. She must invent herself. And above all, she must learn to survive.
A book that came after a period when I left a series of books, none of them interesting enough to be continued until the end. Not this one, this was too important. An important story on a very delicate subject that I fear will never be just in the history books. Survival in a world in which being of a certain "race", of a certain religion, of a certain nationality, is still something to be reckoned with. Not to mention the regurgitation (yes, just those that lead to vomit) of fascism and Nazism we are witnessing. Historia magistra vitae. But someone stubbornly keeps that history book closed.
The pages in the concentration camp are probably the hardest I've read for quite some time. The horror cannot be hidden. Impossible not to feel pity towards these women who step by step, slowly and with great difficulty, try to survive and come back to life.
A book that I loved a lot. An important book.

Majgull Axelsson
My name is not Miriam

Majgull Axelsson - Io non mi chiamo Miriam

Posted on

mercoledì 9 gennaio 2019

Leave a Reply