Probabilmente una delle tragedie meno conosciute di Shakespeare. Eppure, come tutte, portatrice di un messaggio.
Timone é un ricco nobile ateniese. Fin troppo prodigo con chiunque passi per la sua casa, si trova a non riuscire più a pagare i suoi debiti. Convinto del fatto che un uomo con degli amici come i suoi non abbia di che preoccuparsi, invia i suoi servitori a casa di costoro per farsi prestare denaro. Proposta accolta da nessuno, con le scuse più improbabili. Si scatena così la misantropia del personaggio, che prima si vendica con l'ultima cena e poi abbandona la città per vivere da solo in una caverna. Ultimo oro affidato ad Alcibiade per attaccare la città.
La verità la dice qui l'altro misantropo, Apemanto. Timone ha sbagliato a fidarsi di coloro che non sapevano fare altro che adularlo, pensando che fossero amici suoi. Prima non seppe fare buon uso della sua ricchezza e della sua prodigalità, adesso la gente lo deride per la sua povertà e misantropia.
L'unico vero amico é il siniscalco, pur essendo solo un servo. Ormai nessuno più avrà qualcosa di bello da Timone: ultime parole di odio verso la sua città e il mondo nel suo epitaffio.
Un falso amico può essere peggio di un nemico dichiarato. Ed essere esagerati in tutti, nell'elargire a man bassa, che siano soldi e regali o odio e rancore, è sempre sbagliato. Che i due opposti si incontrino e si moderino l'uno con l'altro, come la guerra educhi la pace e la pace tenga lontano la guerra.
Ci sono dubbi tra gli esperti se sia un'opera solo del Bardo o una collaborazione a più mani, per alcune particolarità non ritrovabili in nessun altro suo lavoro.
Comunque, bella, interessante, sempre oggetto di riflessione.

William Shakespeare
Timone d'Atene
Fabbri Editori
Euro 6,90

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Probably one of the less known tragedies written by Shakespeare. But, as the others, bearer of a deep meaning.
Timon is a wealthy lord of Athens. He is too much wasteful with money for everyone arrives in his house, so much that at the end he can't pay his debts. Convinced that a man with friends like his has nothing to worry about, sends his servants to his friends' houses to make them loan the money he needs. But nobody accepts the request, advancing the most ridicolous excuses. The character's misanthropy acts up, so firstly he takes revenge with a last supper and then leaves the city to live alone in a cave. He puts his last gold in the hands of Alcibiades to attack the city.
The other misanthropist here, Apemantus, tells the truth. Timon made a mistake trusting in people that just fawn over him, without being his true friends. Firstly, he didn't know how to make good use of his money and his extreme generosity, now people mocks him for his poverty and his misanthropy. His only friend is the Steward, even if he is only a servant. Now nobody will have anything good from Timon: his last words in his epitaph are of hate for his city and his world.
A false friend can be worse of a true enemy. And exaggerate in everything, in lavishing excessively, money or gifts or hate or resentment, is always wrong. Let the opposites meet at halfway and moderate each other, as the war educates peace and peace keeps away war.
Experts express many doubts regarding the fact that it is a play written just by the Bard or a collaboration with other writers, because some specifics not found in other plays.
But it is beautiful, interesting, always subject matter for discussion. 

William Shakespeare
The life of Timon of Athens

William Shakespeare - Timone d'Atene

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giovedì 28 gennaio 2016

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