Sono davvero pochi i libri in cui mi sono riconosciuta così tanto. In cui ho appuntato diversi passaggi, passaggi che sembravano parlassero esattamente della mia vita. A volte addirittura, la spiegavano meglio di quanto avrei potuto spiegarla io.
Sarà per il periodo che sto attraversando, insicura e inquieta. Ma questo libro ha toccato delle corde profonde. Chissà, magari l'avessi letto in un altro momento, un momento spensierato e meno riflessivo, l'avrei etichettato come un'enorme sega mentale di un uomo che dovrebbe solo uscire un po' di più. Invece, io capisco perfettamente Bernardo Soares.
Il protagonista e voce narrante lavora come ragioniere, un lavoro che gli permette di mantenersi, in un ufficio che pare quasi sempre deserto. Ma per la maggior parte del tempo, guarda dalla finestra. Guarda il mondo, lo studia, lo analizza. I frammenti che compongono questo libro sono uno studio a 360* dell'umanità. E lui è lì, quasi al di sopra, che studia. Lui stesso ci dà la definizione del punto in cui è arrivato, la sua metafisica:

"Non appartengo a niente, non desidero niente, non sono niente; centro astratto di sensazioni impersonali, specchio caduto che sente e che guarda la varietà del mondo. Con ciò, non so se sono felice, o infelice... non me ne importa."

E ancora:

"Nel mio tedio presente non c'è quiete nè nobiltà, nè il benessere del malessere: c'è un enorme annullamento di ogni gesto compiuto, e non una stanchezza virtuale dei gesti che non compirò."

In tutto questo, in questa sorta di annullamento dell'importanza che il resto del mondo ha su di noi, io ci trovo un'infinita libertà, un'indipendenza da tutto e anche da se stessi, un autonomia di pensiero. Un traguardo da raggiungere. Un miglioramento, che passa attraverso un intenso e completo lavoro su se stessi. Un'aristocrazia dell'indifferenza, come cita in un altro passo per me fondamentale:

"Per non degradarci ai nostri stessi occhi è sufficiente abituarsi a non avere ambizioni, passioni e desideri.... L'aristocratico è colui che non si dimentica mai di non essere solo; perciò la prassi e il protocollo sono appannaggio delle aristocrazie. Dobbiamo imparare l'aristocrazia interiore.... Ognuno di noi è un'intera società, sarebbe bene almeno rendere elegante e distinta la vita di questa società."

Quasi un manuale di auto aiuto, l'inquietudine del percorso, della strada, dove il punto finale è una completa libertà.

"L'ambizione non è di vivere tutta la vita, e di sentire tutta la vita, ma di ordinare tutta la vita, di realizzarla in Armonia e Coordinazione intelligente."

Immenso.

Fernando Pessoa
Il libro dell'inquietudine
Feltrinelli
Euro 9

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The books where I can find myself so much are a few. I noted down few paragraphs, words telling exactly about my life. Sometimes, they explain it even better than how I can do.
Maybe because the time I'm living, insecure and worrying. But this book hit deep nerves. Who knows, maybe if I had read it in another moment, a cheerful and carefree moment, I would tag it a huge mental wank of a man who needs just to go out more. But, I perfectly understand Bernardo Soares. The main character is an accountant, a job that gives him financial independence, in a usually desert office. But for the most of the time, he looks out the window. He looks the world, studying and analysing it. The fragments making this book are a complete study of humankind. And he is there, almost above, studying. He specifies his arrival point, his metaphysics:

"This is my morality, or metaphysics, or me: passer-by of everything, even of my own soul, I belong to nothing, I desire nothing, I am nothing – just an abstract centre of impersonal sensations, a fallen sentient mirror reflecting the world’s diversity. I don’t know if I’m happy this way. Nor do I care."

And again:

"In my current tedium there is no quiet or nobility, or the well-being of the disquiet: there is a huge annihilation of every made gesture, and not a virtual tiredness of gestures I won't make."

In this kind of annihilation of the importance the rest of the world has on us, I see an unlimited freedom, an independence by everything and by yourself, a complete autonomy. A life goal. An improvement through an intense and complete work on yourself. An aristocracy of indifference, as he quotes in another fundamental passage:

"In order to demean ourselves in our own eyes, it is enough that we should become accustomed to harbouring no ambitions, passions, desires, hopes, impulses... An aristocrat is someone who is always conscious of the facr that he is never alone; that's why custom and protocol come naturally to the aristocracy. We must internalize the aristocrat... Each one of us is a whole society, it is as well then at least to bring a certain elegance and distinction to life in our part of town."

Almost a self-help book, the disquiet of the path, where the objective is a complete freedom.

"One's whole ambition becoming not to live life to the full, not to feel life to the full but to impose order on life, to live it in Harmony and intelligent Coordination."

Overwhelming.

Fernando Pessoa
The Book of Disquiet

Fernando Pessoa - Il libro dell'inquietudine

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giovedì 18 giugno 2015

1 Comment
  1. Lo amo.
    Lo rileggo costantemente, è un "libro da comodino" per me.
    Attualmente sto leggendo "Il poeta è un fingitore", una raccolta di brani e aforismi scelti da Antonio Tabucchi da tutta l'opera di Pessoa... e considerando che li amo entrambi, è proprio il massimo.

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