Il giorno che trovai questo libro tra gli scaffali della biblioteca ero felicissima. Hemingway e Fitzgerald, la storia dell'amicizia tra i due scrittori che ammiro di più. Ebbene, a tutt'oggi, circa un'oretta dopo averlo finito, non ne sono più tanto sicura. Non so se avrei davvero voluto leggerlo.
Ma non tanto per il ritratto che fa del mio amatissimo Scott. Ma per la rabbia che mi ha fatto montare, e la delusione, verso Hemingway.
Il libro parte raccontando l'infanzia e l'adolescenza di entrambi. La solita infanzia infelice con una madre oppressiva (nel caso di Scott) e una molto dura (nel caso di Ernest). Fin qui tutto normale, gli studi e via discorrendo.
Già da giovani adulti iniziano le differenze. Hemingway parte per la guerra, finisce in Italia a lavorare per la Croce Rossa. Vede l'orrore della guerra, gli sparano e passa molto tempo in ospedale dove conosce Agnes, la prima donna di cui si sia innamorato. Scott invece si iscrive a Princeton. Diventa sottotenente ma non verrà mai spedito al fronte, passando mesi in Kansas, inattivo, e in Georgia, dove conoscerà Zelda.
Ma penso che sia meglio tagliare corto per arrivare al soggetto del libro, ovvero la loro amicizia. Sono gli anni Venti, Scott è uno scrittore ormai affermato, e si trova a Parigi dove ha conosciuto, tra le altre, Gertrude Stein. Gli capita di leggere i primi lavori di Ernest e lo raccomanda caldamente al suo editor, Maxwell Perkins. I due diventano amici, si frequentano, con Scott sempre più ammaliato dal suo amico e Ernest sempre più insofferente di questa idolatria. Il tempo passa e i ruoli si ribaltano; la carriera di Ernest diventa sempre più grandiosa, quella di Scott invece, dati soprattutto i suoi problemi con il bere, tende alla caduta libera. L'amicizia tra i due si spezza, Ernest evita più che può i contatti con colui che tanto si era prodigato per la sua carriera e, alla fine, non parteciperà nemmeno al suo funerale.
I ritratti che ne escono dal libro sono abbastanza chiari. Scott era un uomo fragile, talmente ossessionato dall'idea di essere un fallito da comportarsi espressamente in modo da dare agli altri quella impressione. Insieme, era sempre portato ad aiutare gli altri, a cercare la loro approvazione, a volte anche esagerando e superando i limiti. In fin dei conti, l'uomo fragile che era l'immagine di tanti dei suoi personaggi.
Dall'altra parte, Ernest appare esattamente come il macho che tutti immaginiamo. Concentrato sulla sua carriera e smanioso di successo, tanto da calpestare e gettare infamie su coloro che lo avevano aiutato. Gertrude Stein fu una delle sue vittime, come lo fu soprattutto Fitzgerald. Il libro è pieno delle lettere di Ernest a personaggi vari, in cui ha inventato particolari per screditarlo oppure cancellato volontariamente episodi in cui invece l'aiuto di Scott era stato determinante. Più Scott era ansioso di piacere all'amico, più Ernest sembrava voler infierire e distruggerlo. Emblematico il discorso del bere, con Ernest che continuava a scrivere a chiunque volesse leggere le sue lettere che il problema di Scott era il bere... sicuramente la verità, ma non si può certo dire che Hemingway sia passato alla storia come un astemio!
Sicuramente Scott aveva i suoi problemi, e quando beveva diventava molesto e irritante, ma non ha mai dato esempi di tale cattiveria.
E così, chiusa l'ultima pagina del libro, se la mia ammirazione e il mio amore per la figura di Francis Scott Fitzgerald sono accresciute, non posso certo dire lo stesso di Ernest Hemingway. Sicuramente diversissimi in tutto i due autori, stile letterario e personale, entrambi dei mostri sacri della letteratura, ma da oggi uno dei due, con la sua aria da spaccone, mi sta un po' meno simpatico.

Scott Donaldson
Hemingway contro Fitzgerald
edizioni e/o
Euro 16


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The day I found this book in my favourite library, I was super happy! Hemingway and Fitzgerald, the story of the friendship between the two writer I appreciate most. Well, today, an hour after I've finished it, I'm not so sure anymore. I don't relly know if I had to read it.
Not because the picture made of my beloved Scott. But because is born in me a rage, and a disappointment, for Hemingway. The book begins telling about their childhood and teenage years. The usual sad childhood with an oppressive mother (Scott) and a tough one (Hemingway). Pretty normal, studies and so on.
The differences start when they are young adults. Hemingway leaves for battlefield, he is in Italy working for the Red Cross. He knows the horror of war, is wounded by a shot and spends a lot of time in the hospital where he meets Agnes, the first woman he falls in love for.
Scott, instead, goes to Princeton. He becomes lieutenant junior grade but he'll never see a battlefield, spending months in Kansas, inactive, and in Georgia, where he meets Zelda.
I think it's better cut it off to arrive to the main subject, their friendship. Twenties, Scott is a well-known writer, and he is in Paris where he met Gertrude Stein. It happens he reads Ernest's works and put in a good word for him with his editor, Maxwell Perkins. Scott and Ernest become friends, they go out together, Scott fascinated by his new friend and Ernest is more and more intolerant to this "idolatry". Time psses by and the roles overturn; Ernest's career is rising, while Scott's one, because his alcoholic problems, falls over. The friendship is broken, Ernest avoids every contact  with the man who lavished so much for his career and, at the end, he will not even attend his funeral.
The pictures made by the book are pretty defined. Scott was a fragile man, obsessed by the idea to be a loser, to behave py purpose to give that impression. More, he was a very helpful person, looking for other people's praise, sometimes exagerating and exceeding the limits. When all is said and done, he was the fragile man, like a lot of his own characters.
Instead, Ernest looks like the macho we all imagine. Focused on his career and eager of success, he has no hesitation in trempling on and disparaging people who helped him. Gertrude Stein was one of his victims, as Fitzgerald. The book is full of letters written by Ernest to several addressees, where he invents events to give Scott a bad name or not mentioning by purpose facts in which the help of Scott was crucial. Looks like more Scott is keen to be approved by his friend, more Ernest acts cruelly. The subject of alcoholism is emblematic, Ernest keeps writing to everyone that the main problem of Scott is that he drinks too much... the truth, but it is the story of the pot calling the kettle back!
Scott had his problems, and when he was drunk he was annoying and irritating, but he's never been so rude and mean.
So, after the last page, if my love and admiration for Scott increases, I can't say the same about Hemingway. They are totally different, for writing and personal style, they are both legends, but from today one of them, with his braggart look, is less in my good graces.

Scott Donaldson - Hemingway contro Fitzgerald

Posted on

domenica 3 agosto 2014

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