settembre 2018

Scrittore, giornalista, saggista, critico letterario e fotografo, Emile Zola fu tutto questo.

Fin da giovane e fino alla morte, Zola fu ateo e anticlericale. La sua disposizione filosofica al positivismo, corrente di pensiero trascinata dalla rivoluzione industriale, dall'esaltazione del progresso scientifico e vedendo nella progressiva affermazione della ragione la base dell'evoluzione sociale.
Letterariamente affascinato da Flaubert, Balzac e Guy de Maupassant, Si avvicinerà al Naturalismo, sviluppando la sua concezione del romanzo sperimentale, applicando il metodo scientifico all'osservazione della realtà sociale. Tratta questa sua idea nel saggio Le Roman experimental.
Letterariamente, questo suo impegno si tradurrà nella saga di venti romanzi sulla famiglia dei Rougon-Macquart.
Zola ormai lavora e guadagna bene.Negli ultimi anni del 1800 diventa uno dei leader culturali della sinistra francese.
Il 13 gennaio 1898, sul giornale socialista l'Aurore, viene pubblicata la famosa lettera J'Accuse, in cui Zola denuncia pubblicamente i nemici di Dreyfus, le irregolarità e le illegalità commesse nel processo che lo condannarono, denunciando i nemici della verità e della giustizia. A causa di questo suo impegno, Zola verrà condannato a un anno di carcere e a una pesante multa. Per evitare il carcere, fuggì in Inghilterra da cui rientrò solo nel 1900 a seguito di un'amnistia. Una campagna giornalistica feroce contro di lui continuò però per anni.

Il 29 settembre del 1902, all'età di 62 anni, Zola muore nel sonno, soffocato dalle esalazioni provenienti da una stufa. Anni dopo un giornalista ricevette la confessione di un farmacista, che affermò che lo scrittore sarebbe stato ucciso con la complicità dell'operaio che avrebbe dovuto ripulire la canna fumaria della sua casa, in vendetta dell'estrema destra per la sua difesa nell'affare Dreyfus. Il caso però non fu mai riaperto, per la morte dell'attentatore e l'assenza di prove concrete.

Lo scrittore fu inizialmente sepolto in una tomba nel cimitero di Montmartre:


Attualmente, questa tomba è rimasta come cenotafio. Il corpo di Zola verrà spostato nel 1908 nella sua definitiva ubicazione, nel Pantheon a Parigi, affianco ad altri grandi scrittori come lui.


Fonte: Wikipedia - Emile Zola

L'ultima dimora di... Emile Zola

Posted on

sabato 29 settembre 2018

Ogni tanto mi diverte guardare le classifiche dei libri che tutti dicono di conoscere ma che in realtà pochi hanno letto davvero.
In genere, in queste classifiche è sempre presente Moby Dick, di Herman Melville. Faccio mea culpa, non mi sono mai vantata di averlo letto, un giorno lo leggerò ma per ora rimango nella mia ignoranza.

Ho fatto questa brevissima introduzione perché oggi, 28 settembre, ricorre l'anniversario della morte del suo autore, Herman Melville.

Negli ultimi anni della sua vita, Melville vide il successo delle sue opere decrescere e non riuscì più a mantenere la propria famiglia. Si ritrovò così a dover dipendere economicamente dalla famiglia di sua moglie, il cui padre era uno stimato e facoltoso giudice. Lizzie Melville, la moglie, ricevette poi alcune eredità dalla sua famiglia, che amministrò con grande saggezza, e le permisero di passare al marito una rendita da usare per libri e strumenti di lavoro.
Tentò con successo la carriera di conferenziere itinerante, ma smise per il poco successo riscosso, a causa della sua incapacità di interessare il pubblico. Trovò infine lavoro come ispettore doganale al porto di New York, lavorò a cui si rassegnò.
Nel versante familiare, dovette subire il dolore della morte dei due figli maschi, il maggiore dei quali per suicidio.
Il suo ultimo lavoro fu il Billy Budd, a cui lavorò negli ultimi anni ma che non riuscì a completare. Melville infatti morì nella sua casa di New York la mattina del 28 settembre 1891, a 72 anni, per insufficienza cardiaca.

Venne sepolto nel Woodlawn Cemetery nel quartiere del Bronx, a New York.


Fonte: Wikipedia - Herman Melville

L'ultima dimora di... Herman Melville

Posted on

venerdì 28 settembre 2018

Manifesto contro il tabù delle mestruazioni. Sì, perchè non vi è cosa di cui meno si parla, e se lo si fa con una sensazione di schifo, tanto quanto le mestruazioni.
Il terrore più grande di una donna: macchiarsi e far capire a chiunque che ha il ciclo. La frase che scoccia di più? "Cos'è, hai il ciclo?". Conosco donne che se hanno bisogno di un assorbente ti prendono in disparte e con fare da cospiratrice colpevole te lo chiedono sussurrando. Conosco uomini a cui fa schifo addirittura tenere in mano una confezione di assorbenti chiusa, appena comprata al supermercato.
E' un qualcosa di cui non si parla, che a malapena si chiama con il suo nome.
Ma perchè? E' una cosa normale, che succede a tutte le donne. Però è anche un fattore importantissimo nella lotta di potere. Parte della nostra condizione di inferiorità risale nel ciclo. Quante volte sarà stato detto a Hillary Clinton che una donna non può governare perchè preda dei propri sbalzi ormonali? Le donne in Nepal vengono spedite in capanne isolate per tutto il periodo del ciclo, perchè impure, facilmente prede di animali selvaggi. L'endometriosi è una malattia seria, ma molto spesso viene scambiata solo per una donna che si lagna e basta invece di sopportare come tutte.
E vogliamo dimenticare il fatto che gli assorbenti, nella nostra civilissima Italia, sono ancora tassati come bene di lusso? Al contrario dei rasoi...
Insomma, l'ignoranza per quanto riguarda il ciclo e la scarsa propensione a parlarne sono infiniti. Tra le mie coetanee vedo qualcosa muoversi, vedo qualche mito sfatato, ma niente che basti. C'è ancora tanto da fare.
Questo libro è un tassello, ma è davvero completo. Spazia tra storia, antropologia, medicina, e storie di vita vissuta. Per quanto mi riguarda, le parti mediche sono state forse le più ostiche e non sono sicura di aver capito tutto. Ma insomma, il significato generale ce l'ho.
Bel libro, molto interessante. Un ottimo punto verso la conoscenza di questo aspetto così importante delle nostre vite di donne.

Elise Thiébaut
Questo è il mio sangue
Einaudi
Euro 14

*****************************************************************************
Manifesto against the taboo of menstruation. Yes, because there is nothing we talk less about, and if you do it with a feeling of disgust, as much as menstruation.
The greatest terror of a woman: to stain and make clear to anyone she has her period. The phrase that annoys the most? "What is it, do you have your period?". I know women who, if they need a tampon, take you aside and acting as a guilty conspirator, asking you for it in a whisper. I know men who are disgusted to even hold a closed pack of tampons, just bought at the supermarket.
It's something that we do not talk about, which is hardly called by its name.
But why? It's a normal thing, which happens to all women. But it is also a very important factor in the fight for power. Part of our inferiority status goes back to the period. How many times have Hillary Clinton been told that a woman can not govern because she is prey to her hormonal changes? Women in Nepal are sent to isolated huts for the entire period, because they are impure, but so, easily prey to wild animals. Endometriosis is a serious illness, but very often it is mistaken only for a woman who complains and suffices instead of enduring like everyone else.
And we want to forget the fact that the sanitary pads, in our civilized Italy, are still taxed as a luxury item? Unlike razors to shave beards...
In short, ignorance regarding the period and the low propensity to talk about it are endless. Among my peers I see something moving, I see some myth displaced, but nothing is enough. There is still much to do.
This book is a piece, but it is really complete. It goes between history, anthropology, medicine, and stories of lived life. As far as I'm concerned, the medical parts were perhaps the most difficult and I'm not sure I understood everything. But in short, the general meaning I have it.
Nice book, very interesting. An excellent point towards getting to know this very important aspect of our lives as women.

Elise Thiébaut
This is my blood

Sono un po' indietro con le recensioni, è vero, ammetto, prometto che ne avrete tante nei prossimi giorni. Ma oggi ho qualche difficoltà a iniziare questo post.
Perché... beh, non è semplice parlare senza essere banali di questo grandissimo autore, uno dei maggiori narratori della letteratura italiana. Difficile voler riuscire completamente a rendere almeno gli ultimi anni di Calvino senza scrivere un trattato universitario.
Considerato quanto intenso e importante è stato il suo lavoro, farò gesto di sacrosanta umiltà e e avviserò da subito che questa trattazione dei suoi ultimi anni è come una goccia nell'oceano.

Gli ultimi 10 anni della sua vita sono un periodo di frequenti viaggi. Calvino è già Calvino, uno dei più importanti narratori italiani, collabora con Einaudi in un rapporto di reciproco interesse e crescita, è impegnato politicamente.

Nel 1979 viene pubblicato "Se una notte d'inverno un viaggiatore", inizia la collaborazione con La Repubblica, e chiude definitivamente la sua serie di articoli di carattere politico e sociale, con L'Apologo sull'onestà nel paese dei corrotti.
Nel 1983, con l'Einaudi, esce Palomar. Ma l'anno successivo, a causa della crisi economica della casa editrice torinese, pubblica due lavori con la Garzanti.
Durante l'estate del 1985, lavora a un ciclo di conferenze da tenere negli Stati Uniti, all'Università di Harvard. Sono le famose "Lezioni americane", che verranno pubblicate postume.

Il 6 settembre 1985, Calvino si trova per un periodo di vacanze nella sua casa nella pineta di Roccamare, presso Castiglione della Pescaia. Qui viene colpito da un ictus. Ricoverato, viene operato, riprende conoscenza ma dopo pochi giorni si aggrava e muore il 19 settembre 1985, per una emorragia cerebrale.

La sua tomba si trova nel cimitero di Castiglione della Pescaia, in collina, col mare all'orizzonte.


L'ultima dimora di... Italo Calvino

Posted on

mercoledì 19 settembre 2018

Sono rimasta abbastanza stupita nello scoprire che, nelle passate stagioni di L'ultima dimora, non mi ero mai occupata di quello che è probabilmente il letterato più importante d'Italia, il primo nome che viene in mente quando si parla di Italia e Letteratura, Il Sommo Poeta per eccellenza: Dante Alighieri.

E oggi, il giorno dell'anniversario della sua morte, ripercorriamo i suoi ultimi anni e scopriamo dove è possibile recarsi per rendere omaggio alla sua tomba.

Nel 1313 il poeta si trova nel Casentino, una delle quattro principale vallate presso Arezzo, e accarezza il sogno di poter rientrare a Firenze per intercessione dell'imperatore Arrigo VII. La morte di quest'ultimo però vide crollare ogni speranza, e Dante accettò l'invito di Cangrande della Scala a risiedere presso la corte di Verona. Qui rimase fino al 1318 e la sua riconoscenza per il signore viene espressa nella cantica XVII del Paradiso, composta proprio a Verona.

Nel 1318 arriva a Ravenna, presso la corte di Guido Novello da Polenta. Gli ultimi anni furono anni tranquilli, passati tra un circolo letterario creato con i figli e varie ambascerie svolte per il signore. Di ritorno da una di queste a Venezia, passando per le valli di Comacchio, Dante contrasse la malaria che lo portò alla morte, all'età di 56 anni, tra il 13 e il 14 settembre 1321.

I funerali si svolsero in pompa magna nella basilica di Ravenna.

Inizialmente la sua tomba venne posta nella stessa basilica, e successivamente ne venne approntata una più importante quando Ravenna passò sotto il controllo della Repubblica di Venezia. Questa però venne trascurata e cadde in rovina, finché nel 1780 venne eretto il tempietto neoclassico dove si trova tutt'ora.


Diversi furono i tentativi, politici e non, di riportare a Firenze il corpo di Dante, ma i ravennati vi si opposero, non ritenendo i fiorentini degni di possedere il corpo di qualcuno che in vita avevano condannato all'esilio.
Nel sepolcro di Dante, sotto l'altare, si trova l'epigrafe in latino dettata da Bernardo da Canaccio:

«Iura Monarchiae, Superos Flegetonta, lacusque Lustrando cecini, voluerunt fata quousque. Sed quia pars cessit melioribus hospita castris Auctoremque suum petiit feliciter astris, Hic clauditur Dantes, patriis exterris ab oris, Quem genuit parvi Florentia mater amoris.»

"I diritti della monarchia, i cieli e le acque di Flegetonte (gli inferi) visitando cantai finché vollero i miei destini mortali. Poiché però la mia anima andò ospite in luoghi migliori, ed ancor più beata raggiunse tra le stelle il suo Creatore, qui sto racchiuso, (io) Dante, esule dalla patria terrena, cui generò Firenze, madre di poco amore"


L'ultima dimora di... Dante Alighieri

Posted on

venerdì 14 settembre 2018

E' già la terza volta nella storia di questo blog che riprendo questa rubrica. Di sicuro è una delle rubriche che maggiormente mi affascina e su cui mi diverto di più a fare ricerche. Per questo nuovo anno che passeremo insieme e in cui scopriremo le ultime dimore di scrittori di cui ancora non ho parlato, ho trovato davvero moltissime costruzioni davvero belle e interessanti.

Ripartiamo oggi, 12 settembre, con l'ultima dimora di un poeta italiano Premio Nobel, Eugenio Montale.

I lavori pubblicati durante gli ultimi anni della sua vita, la raccolta di poesie Xenia, e quella di saggi Auto da fé, rispecchiano la sua esperienza e il suo modo di vedere la vita data da questa.

Gli ultimi anni sono anche anni di onori: tre lauree honoris causa dalle università di Milano, Cambridge e La Sapienza; nel 1967 viene nominato senatore a vita dal presidente della Repubblica Saragat; nel 1975 ricevette il massimo onore per un poeta, il Premio Nobel per la Letteratura, con la motivazione "per la sua poetica distinta che, con grande sensibilità artistica, ha interpretato i valori umani sotto il sinbolo di una visione della vita priva di illusioni".

Il 12 settembre 1981 muore a Milano nella clinica San Pio X dove era ricoverato per problemi dovuti a una vasculopatia cerebrale. Due giorni dopo verrà celebrato il funerale di stato al Duomo di Milano.

Eugenio Montale è sepolto nel cimitero della chiesa di San Felice a Ema, nella periferia sud di Firenze, accanto alla moglie Drusilla, morta nel 1963.


Fonte: Wikipedia - Eugenio Montale

L'ultima dimora di... Eugenio Montale

Posted on

mercoledì 12 settembre 2018

Ogni tanto ho voglia di leggere un buon romanzo rosa. Uno di quelli che parlano di donne e di amore, con bei personaggi e una bella ambientazione. In genere sono in Cornovaglia o in Scozia, come quelli di Rosamunde Pilcher; oppure, più leggeri, a Parigi, come quelli di Nicolas Barreau.
Questo della Lambert è ambientato a Parigi, in un condominio di proprietà della Regina, in cui le donne che lo abitano devono rispondere a un'unica clausola: nessun uomo deve varcare il portone. Anche i tecnici come gli elettricisti e gli idraulici devono essere donne. L'unico maschio concesso è Jean-Pierre, il gatto.
Non mi soffermo troppo sul carattere singolo delle varie protagoniste, tutte molto diverse l'una dall'altra, come ogni buona storia richiede. Sono tutti bei personaggi con belle storie, non troppo scontate. Dà grande calore e respiro al libro l'amicizia di queste donne, un condominio come una casa comune, dove ognuna ha il suo spazio ma in cui non c'è paura di lasciare la porta aperta di notte.
Quello che purtroppo è abbastanza scontato, ma non credo potesse essere diversamente, è il finale e la storia di colei che a questo finale porta, Juliette. Diciamo che, a parte lei, un po' una Amelie dei nostri tempi, le altre sono tutte molto più interessanti.
Insomma, tranne le ultime pagine il libro è una lettura piacevole e le protagoniste interessanti.

Karine Lambert
La casa delle donne che volevano rinunciare all'amore
Sperling & Kupfer
Euro 17,90

*****************************************************************************
Sometimes I want to read a good romance. One of those that talk about women and love, with beautiful characters and a beautiful setting. Generally they are in Cornwall or Scotland, like those by Rosamunde Pilcher; or, lighter, in Paris, like those by Nicolas Barreau.
This one by Mrs Lambert is set in Paris, in a condominium owned by the Queen, in which the women who live there must respond to a single clause: no man must cross the door. Even technicians like electricians and plumbers must be women. The only male allowed inside is Jean-Pierre, the cat.
I do not dwell too much on the individual character of the various protagonists, all very different from each other, as every good story requires. They are all beautiful characters with beautiful stories, not too obvious. It gives great warmth and breath to the book the friendship of these women, a condominium like a common house, where each has its own space but where there is no fear of leaving the door open at night.
What unfortunately is quite predictable, but I do not think it could be otherwise, is the final and the story of the one who leads to this final, Juliette. Let's say that, apart from her, an Amelie of our time, the others are all much more interesting.
In short, except for the last few pages, the book is a pleasant reading and the protagonists are interesting.

Karine Lambert
The house of women who wanted to give up love

Più che storia della mia ansia, questo libro si sarebbe dovuto chiamare Storia di un'ansiosa malata di cancro. E del resto, chi è che non sarebbe messo a dura prova nello spirito da una malattia del genere?
Lea, più o meno lo stesso lavoro della Bignardi reale, un marito che più diverso da lei non potrebbe, scopre di avere un cancro al seno. Operazioni, chemioterapia, abbiamo qui il diario di una donna, con le sue fragilità, il suo carattere, il suo passato, che lo affronta come sa e come può.
Nel percorso personale del personaggio, una boccata di ossigeno e di novità arriva proprio dal lettino affianco al suo in ospedale, Luca, trentenne, insegnante,capelli lunghi e orecchino. E Lea si ritroverà a mettere in discussione tutto, a chiedersi cosa vale davvero, cosa vuole e di cosa ha bisogno dalla vita.
Un libro che ho divorato, una protagonista che ho sentito molto vicina. Per quanto il titolo sia fuorviante, mi aspettavo forse più psicoanalisi più che una malattia fisica. Ma c'è comunque tantissimo di studio interiore.
Devo ammettere di aver già letto un altro libro della Bignardi, e che non mi aveva fatto impazzire. Temevo fosse lo stesso. Ricordo uno stile di scrittura pesante, noioso. Questo invece l'ho letto in meno di due giorni, mi sono fatta prendere completamente dalla storia. Sono contenta di dire che sono stata ampiamente smentita.

Daria Bignardi
Storia della mia ansia
Mondadori
Euro 19

*****************************************************************************
More than a story of my anxiety, this book should have been called Story of an anxious cancer patient. And besides, who is it that would not be put to the test in the spirit by such a disease?
Lea, more or less the same real job as Bignardi, a husband who couldn't be more different than her, discovers she has breast cancer. Operations, chemotherapy, we have here a woman's diary, with her fragility, her character, her past, which confronts it as she knows and how she can.
In the personal path of the character, a breath of fresh air and novelty comes right from the bed next to her in the hospital, Luca, thirty years old, teacher, long hair and earring. And Lea will find herself questioning everything, wondering what's really worth, what she wants and what she needs from life.
A book that I devoured, a protagonist that I felt very close. Although the title is misleading, I expected perhaps more psychoanalysis than a physical disease. But there is still a lot of inner study.
I must admit that I had already read another book by Bignardi, and that it had not made me crazy. I was afraid it was the same. I remember a heavy, boring style of writing. Instead I read this in less than two days, I got completely taken out of the story. I am happy to say that I have been largely denied.

Daria Bignardi
Story of my anxiety

Non ho mai letto niente di Larsson, però ho sempre avuto interesse per i libri in cui gli scrittori raccontano del proprio lavoro, di cosa li ha portati a scrivere e a creare quelle opere.
Questo è esattamente quello che succede in questo libro. E' come una chiacchierata con l'autore attraverso i suoi libri, come ha iniziato a scrivere, e perchè ha scritto proprio quei libri. E scopriamo che l'autore svedese ha una speciale capacità nello scrivere libri che poi "si avverano". Fa quasi paura!
Lo stile di scrittura mi piace molto, diretto, colloquiale, come mi immagino che uno scrittore famoso possa parlare con una persona con cui si sente a suo agio.
Sono curiosa di scoprire se è così anche nella sua produzione narrativa.
Bella lettura, mi ha invogliata a leggere anche altro di Larsson. Consigliato sia che sia il vostro autore preferito (ma in quel caso non c'è bisogno del mio consiglio), sia che, come me, non lo conosciate e vogliate una base di partenza.

Bjorn Larsson
Diario di bordo di uno scrittore
Iperborea
Euro 14

*******************************************************************************
I've never read anything by Larsson, but I've always been interested in books where writers tell about their work, what led them to write and create those works.
This is exactly what happens in this book. It's like a chat with the author through his books, how he started writing, and why he wrote those one. And we discover that the Swedish author has a special ability to write books that then "come true". It's almost scary!
I really like the style of writing, direct, colloquial, as I imagine that a famous writer can talk to someone he feels comfortable with.
I am curious to find out if this is the case even in his narrative production.
Nice reading, she encouraged me to read even more about Larsson. Recommended whether it is your favorite author (but in that case you do not need my advice), either that, like me, you do not know it and you want a starting point.

Bjorn Larsson
The logbook of a writer

Può sembrare che in effetti abbia letto poco ad agosto, solo 5 libri? E soprattutto, tutti abbastanza veloci da leggere...
Il fatto è che ad agosto ho avuto la brillante idea di cominciare finalmente Alla ricerca del tempo perduto di Proust, e mi sta prendendo parecchio tempo. Non sono certo sette libri da leggere velocemente, come lettura da spiaggia. Probabilmente me li porterò dietro fino alla fine dell'anno, se non oltre, il che vuol dire che non ci saranno molte nuove letture. Cercherò comunque di continuare ad affiancare dei saggi, non solo per distrarmi da Proust ma anche per andare avanti con gli arretrati!
A parte Proust, che è di una bellezza innegabile, gli altri quattro libri sono stati belle letture, alcuni più interessanti e altri più divertenti.
Potrei dire che cercherò di non comprare libri e di non prenderne in biblioteca, ma ne ho già uno prenotato e poi dai, secondo voi ci potrei riuscire? Difficile... ;)

Ci vediamo il primo ottobre con la prossima puntata di questa rubrica!

LIBRI LETTI AD AGOSTO

Marcel Proust - Dalla parte di Swann
David Sedaris - Ciclopi
Laura Silvia Battaglia - La sposa yemenita
Benedetta Craveri - Maria Antonietta e lo scandalo della collana
Michela Andreozzi - Non me lo chiedete più

LIBRI COMPRATI AD AGOSTO

William Shakespeare - Pericle principe di Tiro
William Shakespeare - I due nobili congiunti
Richard Dawkins - L'illusione di Dio
Benedetta Craveri - Maria Antonietta e lo scandalo della collana
Michela Andreozzi - Non me lo chiedete più

LIBRI REGALATI AD AGOSTO

Arto Paasilinna - Emilia l'elefante
P G Wodehouse - Colpo di fulmine alle terme

LIBRI PRESI IN BIBLIOTECA AD AGOSTO

Michela Andreozzi - Non me lo chiedete più
Chiara Gamberale - La zona cieca

EBOOK PRESI IN PRESTITO DA MLOL AD AGOSTO

Jonathan Safran Foer - Eccomi
Harper Lee - Il buio oltre la siepe

Tutti i libri del mese: Agosto 2018

Posted on

sabato 1 settembre 2018