La tempesta è stata definita probabilmente come l'ultima opera totalmente di Shakespeare, seguita cronologicamente solo da I due nobili congiunti e l'Enrico VIII scritte in collaborazione con John Fletcher, e quella che ha segnato il suo addio al teatro. L'epilogo, infatti, vede Prospero dare l'addio alla magia e ritornare nel mondo normale, e rispecchierebbe l'addio al teatro del Bardo e il suo ritorno alla società civile di Stratford.
Prospero, il protagonista, era il duca di Milano, il cui trono gli è stato rubato dal fratello Antonio. Lui e Miranda, la figlia, si sono rifugiati in una non precisata isola, senza servitori. Qui anni dopo naufragheranno Antonio, il re di Napoli Alonso suo complice, e altri dignitari, a seguito di una tempesta scatenata proprio da Prospero. Il piano dell'ex duca, aiutato dallo spirito Ariel, viene portato a compimento, egli si riprende il suo trono e la figlia viene data in sposa a Ferdinando, figlio di Alonso, sancendo così l'allenza tra le due città.
Vorrei davvero poter fare una recensione accurata di questo testo, come per tutti i testi di Shakespeare che, come sapete, è per me uno dei punti di riferimento letterari principali, ma difficilmente potrei farne una degna. Ci sarebbe davvero tanto di cui parlare, dalla magia che è il tema centrale dell'opera, usata da Prospero per far accadere le situazioni e manovrare a suo piacimento. C'è il continuo tentativo di usurpare o di riprendersi un regno, una continua lotta di potere. C'è l'amore che trionfa e la pace che torna tra i regni. C'è il colonialismo, incarnato da Calibano, colui a cui Prospero ha usurpato il comando dell'isola e che è visto come lo straniero brutto e cattivo, figlio di una strega, dalle sembianze mostruose.
E di questa opera è la celeberrima frase "Noi siamo fatti della medesima sostanza di cui sono fatti i sogni, e la nostra vita breve è circondata dal sonno".
Se davvero è stato l'addio di Shakespeare alle scene, non poteva essere opera migliore.

William Shakespeare
La tempesta
Fabbri editori

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The Tempest was defined as probably the last totally Shakespeare's work, followed chronologically only by The Two Noble Kinsmen and the Henry VIII written in collaboration with John Fletcher, and the one that marked his farewell to the theater. The epilogue, in fact, sees Prospero saying goodbye to magic and returning to the normal world, and would mirror the Bardo's farewell to the theater and his return to civil society of Stratford.
Prospero, the protagonist, was the Duke of Milan, whose throne was stolen by his brother Antonio. He and Miranda, the daughter, took refuge in an unspecified island, without servants. Here years later Antonio, the king of Naples Alonso his accomplice, and other dignitaries will be shipwrecked, following a storm unleashed by Prospero himself. The former duke's plan, aided by the Ariel spirit, is brought to fruition, he regains his throne and his daughter is married to Ferdinando, son of Alonso, thus sanctioning the alliance between the two cities.
I would really like to be able to make an accurate review of this text, as for all the texts of Shakespeare that, as you know, is for me one of the main literary reference points, but I could hardly make it worthy. There would really be so much to talk about, from the magic that is the central theme of the work, used by Prospero to make situations happen and maneuver as he pleases. There is a constant attempt to usurp or to recover a kingdom, a continuous struggle for power. There is love that triumphs and the peace that returns among the kingdoms. There is colonialism, incarnated by Caliban, the one to whom Prospero usurped the island's command and who is seen as the ugly and evil foreigner, the son of a witch, with monstrous features.
And from this work is the famous sentence "We are such staff as dreams are made on, and our little life is rounded with a sleep".
If it really was Shakespeare's farewell to the scenes, it could not have been better.

William Shakespeare
The Tempest

William Shakespeare - La tempesta

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venerdì 8 febbraio 2019

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