Il 30 novembre 1935, a Lisbona, si spegne Fernando Pessoa, poeta tra i più rappresentativi del XX secolo, il maggior poeta in lingua portoghese, e autore di quel capolavoro assoluto che è Il libro dell'inquietudine.
Pessoa visse una vita molto tranquilla e ritirata, con una modesta vita pubblica, dedicandosi alla letteratura, nel quale si scompose in vari e al lavoro di traduzione di corrispondenza commerciale che definiremmo free-lance, lavorando quindi per due giorni alla settimana e dedicando il resto del tempo alla letteratura. Vivrà a Lisbona dal 1905 fino alla morte, e lì vive del suo lavoro e grazie alla piccola eredità lasciatogli dalla nonna.
La sua missione di vita è stata non tanto di vivere, ma di creare. Ed è per questa sua esigenza primaria che creò una serie di eteronimi, creando altri personaggi, dietro cui nascondersi, in un gioco enigmatico fino all'estremo. Interrogato sulla nascita degli eteronomi, scrive:
"L'origine dei miei eteronimi è il tratto profondo di isteria che esiste in me. [...] L'origine mentale dei miei eteronimi sta nella mia tendenza organica e costante alla spersonalizzazione e alla simulazione. Questi fenomeni, fortunatamente, per me e per gli altri, in me si sono mentalizzati; voglio dire che non si manifestano nella mia vita pratica, esteriore e di contatto con gli altri; esplodono verso l'interno e io li vivo da solo con me stesso."
A causa dell'abuso di alcool di tutta una vita, il 29 novembre 1935 viene ricoverato per cirrosi epatica. Il 30 novembre 1935, all'età di 47 anni, muore. Nel 1985, trascorsi cinquant'anni dalla sua morte, il corpo di Pessoa viene traslato, al pari di altri eroi nazionali, nel Monastero dei Jerònimos a Lisbona.
«Non sono niente.
Non sarò mai niente.
Non posso volere essere niente.
A parte questo, ho in me tutti i sogni del mondo.»