Storica e teorica politica, Hannah Arendt scrisse importanti opere di filosofia politica, per quanto lei stessa si rifiutasse di essere definita filosofa, preferendo il concetto di teorica politica.

Nata in Germania, avendo origini ebraiche, a causa del regime nazista e delle leggi razziali dovette emigrare prima a Parigi e poi negli Stati Uniti. Nel 1937 il regime le ritirò la cittadinanza, lasciandola apolide fino al 1951 quando ottenne quella statunitense.

Dopo la seconda guerra mondiale, lavorò, tra le altre, come visiting scholar presso università come Princeton, Berkeley e l'università della California.

Tra il 1960 e il 1962 seguì il processo ad Adolf Eichmann, burocrate nazista. Fu lo spunto per il suo saggio "La banalità del male", forse il più famoso dell'autrice. L'imputato non era un mostro inumano ma quello che faceva più paura, secondo la Arendt, era il fatto che fosse una persona normale, all'interno di un ciclo "normale" di lavoro, totalmente calato nella sua realtà, senza rendersi conto o immaginare cosa stesse facendo.

Nel 1962 divenne membro della American Academy of Arts and Sciences, e nel 1964 membro della American Academy of Arts and Letters.

Il 4 dicembre 1975, all'età di 69 anni, muore per un infarto. E' sepolta nel cimitero del Bard College, in Annandale-on-Hudson, a New York.


L'ultima dimora di... Hannah Arendt

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lunedì 4 dicembre 2017

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