In genere faccio dei post di novità editoriali abbastanza mischiati, dove varie case editrici convivono tra loro. Ma adesso cambio un po' rotta e dedico post singoli a quelle uscite più interessanti.
Per Febbraio, la Fazi Editore propone molti titoli interessanti! Per non sovraccaricare troppo il lettore, ho deciso oggi di fare un post sulle nuove uscite di narrativa, e nei prossimi giorni uno di saggistica.
Personalmente, sono molto interessata a leggere il libro di Hilary Mantel, perché conosco l'autrice e so che i suoi libri hanno sempre una alta qualità e sono molto interessanti. Mentre invece non conosco gli altri due autori, ma sono molto curiosa di leggere il romanzo di Leskov, sia per un richiamo a Tolstoj sia per la protagonista femminile. Per finire, un bel giallo, quello di Malet, che interessa sempre!
Dalla più grande scrittrice inglese del nostro tempo, prima e unica donna a ricevere due volte il Man Booker Prize, dopo i grandi successi di Wolf Hall, Anna Bolena e La storia segreta della rivoluzione, ecco un romanzo contemporaneo, una commedia nera perfettamente riuscita, maliziosa, divertente e cupa al tempo stesso.
Il libro Nella grigia periferia inglese, dove il cibo è insapore e la vita è offuscata dalla nebbia del disincanto, la corpulenta Alison si guadagna da vivere come medium, contattando i morti durante affollate sedute. La sua assistente è Colette, donna scheletrica dal cuore di pietra, cinica quasi quanto lei e reduce dalla rottura con l’inetto marito. A completare il quadro c’è Morris, fantasma volgare, lascivo e dispettoso, sempre tra i piedi. In un bizzarro viaggio on the road lungo le desolate tangenziali del sudest, i tre si spostano di fiera in fiera, di motel in motel, dando vita a una serie di performance architettate ad hoc per soddisfare i clienti. Alison sa bene come coniugare le sue doti di deduzione psicologica con la credulità del pubblico, eppure non è una ciarlatana: sa leggere davvero nella mente delle persone ed è davvero in contatto con il mondo degli spiriti, il luogo «al di là del nero». Lei stessa è perseguitata dai suoi demoni: inquietanti figure maschili, spauracchi di un passato di cui porta ancora le cicatrici, che s’impadroniscono della sua casa, del suo corpo e della sua anima, e più cerca di liberarsene, più loro acquistano forza e cattiveria… La sapiente penna di Hilary Mantel confeziona un romanzo unico, che scorre tutto lungo quella linea sottile tra paradiso e inferno, veglia e sonno, vita e morte.
«Il suo miglior libro». The Guardian
«Un capolavoro di spirito». The Independent
«Meravigliosamente divertente». The Spectator
«Di un’eleganza memorabile». The Sunday Telegraph
«Estremamente divertente e spesso inquietante». Literary Review
Hilary Mantel Nata nel Derbyshire nel 1952, Hilary Mantel ha scritto tredici romanzi, fra cui spiccano Wolf Hall (2011) e Anna Bolena, una questione di famiglia (2013), i primi due libri della fortunata trilogia sulla dinastia Tudor, entrambi insigniti del Man Booker Prize, e La storia segreta della Rivoluzione, imponente opera sulla Rivoluzione francese pubblicata da Fazi in tre volumi. Da Wolf Hall e Anna Bolena, una questione di famiglia la BBC ha tratto l’apprezzata serie TV Wolf Hall, che ha vinto il Golden Globe 2016 come miglior miniserie.
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Traduzione di Federica Angelini / collana Darkside / pp. 250 ca. / euro 14
In occasione del ventesimo anniversario dalla morte dell’autore, riprendiamo la pubblicazione di un maestro del noir con un romanzo finora inedito. Per la serie I nuovi misteri di Parigi ritroviamo l’affascinante Nestor Burma, autentico mito moderno, investigatore privato sciupafemmine e trovacadaveri dalla lingua sarcastica. Uno che la pistola ce l’ha ma preferisce usare il cervello.
Il libro L’aria di dicembre è piuttosto dolce, quest’anno, ma a Hortense Demessy non importa. Incinta e senza un soldo, chiede l’aiuto di Nestor Burma: dovrebbe ritrovare suo marito, un vecchio clochard che è sparito senza lasciare tracce. Burma fa il giro del quartiere, consulta la veggente Zorga Tinea, da lui soprannominata la Pizia rispettosa, interroga Wanda di place de Breteuil e la raggiante Jeanne, che abita in un orribile palazzone popolare. Continua a cercare e visita le fabbriche della Citroën, il Bal Nègre di Rue Blomet, il caffè di Rue Payen. Setaccia anche i dintorni di Pont Mirabeau. Non trova il disperso, ma s’imbatte in una serie di cadaveri.
«Maestro del noir, Malet è giudicato, non a torto, migliore di Simenon» Corrado Augias
«Lo stile di Malet è quello dell’unico vero maestro del polar». Gianni Mura, La Repubblica
«Léo Malet si diverte a fracassare alibi e apparenze. Svelando l’eterna girandola umana, mossa dall’avidità, dal sesso, dall’ambizione». Bruno Ventavoli, TTL – La Stampa
«Riscoprire Malet, in questa nuvola di passato remoto e di agilità narrativa, è quasi un dovere». Sergio Pent, l’Unità
«Un autore assolutamente da leggere, non solo per gli appassionati del noir ma per tutti quelli che amano la letteratura». Massimo Romano, TTL – La Stampa
Léo Malet Nato nel 1909 a Montpellier, figlio di una sarta e di un impiegato, rimane prestissimo orfano. È il nonno bottaio, grande lettore, che si prende cura di lui e lo inizia alla letteratura. A sedici anni si trasferisce a Parigi in cerca di fortuna. Vive alla giornata, fa l’impiegato, il manovale, il vagabondo, il gestore di un negozio d’abbigliamento, il magazziniere, il giornalista, la comparsa cinematografica. Dopo una dura esperienza in un campo di concentramento nazista, nel 1941 inizia a scrivere polizieschi firmandosi con svariati pseudonimi. Nel 1943 pubblica 120 Rue de la Gare, con cui esordisce la sua creazione narrativa più celebre: l’investigatore privato Nestor Burma, protagonista di una trentina di avventure. Muore nel 1996.
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Traduzione di Flavia Sigona / collana Le Strade / pp. 350 ca. / euro 16 In libreria: Febbraio 2016
Una nuova edizione per il capolavoro di Leskov, considerato dalla critica uno dei più grandi scrittori russi dell’Ottocento, insieme a Tolstoj, Dostoevskij e Turgenev. Scritto nel 1874, è forse il romanzo in cui Leskov riconosce più chiaramente l’attimo tremendo che lega la gioia allo sconforto, quando la felicità si comincia a fare desiderio e timore. È l’esistenza nella sua pienezza, la semplicità assoluta degli uomini a raccontare come la vita, quanto più ricolma, già decada e dia conto di una fatica ineluttabile, dello sconforto per ciò che deve fallire. È proprio questa verità, ripetuta in filigrana, pagina dopo pagina, a commuovere da sempre i lettori.
Il libro La nipote della principessa, Vera, raccogliendo le storie sulla nonna che le sono state raccontate nel tempo da varie persone, ma principalmente dalla fedele e affezionata dama di compagnia Olga Fedotovna e da uno straordinario personaggio, Dorimedont “Don Chisciotte” Rogozin, nome che rivela subito la sua vicinanza con Parfen Rogozin da L’idiota di Dostoevskij, racconta l’ascesa della nonna, che dalla piccola nobiltà di provincia entra a far parte di una delle famiglie aristocratiche più in vista di San Pietroburgo. La cronaca inizia nell’anno 1812, in cui il consorte della principessa resta ucciso nella guerra contro Napoleone, e termina nel 1825 con la rivolta dei decabristi. Vedova a meno di trent’anni – ma ancora giovane e bella – la principessa non è interessata a risposarsi, perché lei ha amato e sempre amerà un unico uomo nella sua vita. Si occupa, invece, con grande impegno dell’educazione dei suoi figli, a cui vorrebbe dare un’educazione genuinamente cristiana, e del benessere dei suoi contadini (siamo ancora al tempo della servitù della gleba). Più che far uso di vuoti discorsi fintamente religiosi (come fa la maligna contessa Choteeva, una bigotta odiosa ed egocentrica, che farà di tutto per rovinarle la vita) la principessa agisce con una bontà fuori dal comune che non può però che procurarle un danno dopo l’altro, soprattutto quando si trasferisce dalla campagna a San Pietroburgo ed è costretta a frequentare i salotti delle dame intellettuali. La corruzione della capitale ci viene descritta con un realismo “comico” impressionante. Alla fine la principessa, imbrogliata dal genero, il conte di origine tedesca Funckendorff, che dopo aver chiesto la sua mano, e avendo ricevuto un rifiuto, sposa in alternativa la figlia diciottenne (resa sufficientemente frivola dall’educazione ricevuta nel collegio di San Pietroburgo), perde quasi tutto. I suoi contadini cadono sotto la gestione disumana e crudele dell’amministratore tedesco nominato da Funckendorff.
Nikolaj Leskov Nasce a Gorochovo nel governatorato di Orel nel 1831. Una giovinezza difficile, trascorsa prima come agente reclutatore dell’esercito e poi al servizio di un ricco proprietario terriero. Nel 1864 pubblica un duro romanzo antinichilista, Senza uscita, che gli procura un pesante ostracismo, rotto soltanto dall’interessamento di Dostoevskij. Il decennio 1865-1875 è comunque il momento più fecondo del suo lavoro. Scrive i capolavori L’angelo sigillato (1873), Il viaggiatore incantato (1873), Una famiglia decaduta (1874). Muore a San Pietroburgo nel 1895.