La colazione da Starbucks è quella di Tami, ragazza iraniana arrivata a Tucson, in Arizona, per trovare marito e poter rimanere negli Stati Uniti. Maryam, sua sorella, la iscrive a un corso di inglese e il primo giorno, assetata e stanca, compie il difficile passo di entrare nella caffetteria per chiedere un bicchier d'acqua. A noi non sembra niente di speciale, una cosa molto normale. Per lei, abituata a una vita super controllata , con mille regole che limitano al massimo la vita delle donne, è un passo importante. Solo il primo di una lunga seria, tre mesi fatti di nuove amicizie speciali, incontri particolari, tanta nostalgia per i genitori lontani e tante lacrime.
Non è un romanzo rosa come tanti. La protagonista è passata attraverso delle prove durissime e si sentono. Ha paura anche solo di sperare. Non sa più sperare di ottenere qualcosa che vuole. È pronta ad accontentarsi e a passare una vita con un uomo che non ama, ad avere figli con lui, per poter vivere una vita libera. E lo so che l'autrice ha cercato di rendere la sua situazione più leggera, ma è stato commovente.
La situazione delle donne in tante parti del mondo è ancora estremamente difficile. La loro vita è regolata da leggi imposte loro, regole che limitano la loro libertà e la loro volontà. È terribile che nel 2015 debbano ancora succedere queste cose. Più se ne parla e meglio è, è importante. Ho letto alcune recensioni di questo libro in cui si critica l'autrice per una sua scarsa conoscenza della reale e attuale situazione delle donne in Iran. Io non ho alcuna conoscenza diretta di quella che è, quindi non ho alcun diritto di dire se sia una critica giusta oppure no. Mi limito però a dire, da quello che leggo sui mezzi di informazione, che c'è ancora tanto da fare, ovunque, perchè ci sia un mondo dove le donne e gli uomini sono pari, con uguali diritti e doveri. E forse questo romanzo non ha rispettato in pieno quella che è la realtà, ed essendo un romanzo ci sta anche, altrimenti sarebbe un trattato di sociologia. Ma ha dato un'ulteriore occasione per riflettere sul tema della libertà delle donne. Ed è sempre un'ottima cosa.
Laura Fitzgerald
Colazione da Starbucks
Piemme
Euro 6,90
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Looks like I chased this book for a long time. It was in my ToRead list to borrow to the library, but the one that have it it's so faraway, I was always postponing. At the end, I found it at a low budget price and of course I took it.
The "breakfast at Starbucks" (the italian title) is Tami's, Iranian girl just landed in Tucson, Arizona, to find an husband and live in the United States. Maryam, her sister, enrolls her at an English course and the first day, tired and thirsty, overcomes the difficult experience to enter in a café to ask for a glass of water. For us it's daily routine. For her, used to a overregulated life, with a thousand rules restricting women's life, it's an importan step. Just the first one of a long list, three months of new special friendships, much homesickness and a lot of tears.
This is not a common chick lit. The protagonist passed through hard times. She is afraid even to hope. She is no more able to hope of achieving what she wants. She is ready to settle herself and spend her life with a man she doesn't love, have children with him, to live a free life. And I know the writer expressed the situation in a lighter way, but it's very moving.
The women's life in many places in the world are still extremely hard. Their life is regulated by imposed laws, rules restricting their freedom and will. It's terrible that, still in the 2015, it happens again. People must to discuss about it, more and better.
I've read some reviews about this book, criticizing Mrs Fitzgerald because her lack of knowledge about women in Iran. I'm not aware of the real situation, so I have no right to tell if it's a right or wrong disapproval. I just say that, according to what I read in the mass media, there is a lot to do, everywhere, because we have the right to live in a world where men and women are equal, with the same rights and duties. And maybe this novel didn't reproduce entirely the reality, and being a novel it's ok, otherwise it would be an essay of sociology. But it gave an additional opportunity to meditate on the women's freedom. And it's always a good thing.
Laura Fitzgerald
Veil of Roses